
MANIFEST'Art. Progetto di arte urbana
"La città che si immagina"
Arte pubblica, paesaggio e visioni urbane Carugo (CO), 2025
La città che si immagina è un progetto di arte pubblica che propone una riflessione sul paesaggio come luogo di riscoperta, rinascita e bellezza, e che trasformerà Carugo in una mostra diffusa attraverso manifesti artistici affissi in spazi pubblici. L'obiettivo è restituire alla città un volto nuovo, attraverso l'arte, dando visibilità a una città che si interroga sul proprio futuro, sull'ambiente e sul suo potenziale di rinascita.
Il progetto rientra tra le iniziative che Fas2018 desidera sviluppare in futuro, con l'intento di migliorare la vita nelle nostre città attraverso l'arte e la bellezza, creando contenuti di interesse sociale che possano contribuire a sensibilizzare e attivare il pubblico verso una visione più consapevole e sostenibile del nostro habitat urbano.
Gli artisti selezionati sono: LUCIO BARLASSINA, LUIGI BELICCHI, VITTORIO BRUNELLO, ANTONELLA CASAZZA, GIANNI DEPAOLI, ROLANDO GABARO, PETER HIDE, EMANUELE MAGRI, KRIS NATARO', TIZIANO PULZE, ISABELLA RIGAMONTI, FRANCESCA SCARFIELLO, ROSSELLA TRAMET, TIZIANA TREZZI, VALERIANGELINI
LA CITTA' CHE SI IMMAGINA.

T U
Sei immobile al cospetto del portale
dalla bianca croce
dove non esistono confini ossidati
ti sei inginocchiata
chiedendo a Dio perdono
di aver creduto
in ogni tuo domani
di aver pianto lacrime di gioia
quando un raggio infuocato di sole
è entrato nei tuoi occhi
Poi nel silenzio della pace
hai salito la scala
per respirare lunghi orizzonti
oltre i limiti del possibile
infinito
Giovanni Ronzoni
Opera di
ARIANNA LION Titolo AURIS ANIMI scultura.

AMARE
Ora
Notte
accogli le tue amiche Stelle
sono venute al tuo cospetto e vogliono come presenze silenziose
illuminarti ma nel domani
al primo battito di Sole tramonteranno
Alba arriverà
con Lei la magia del Sole
ci irraggerà con luce accecante
ecco...tutto diventa chiaro e fluido
la Vita si anima nel nostro quotidiano andivenire
allora il Principe innamorato
percorrà il suo sentiero di R E S P I R O
verso l'amata Principessa dal cuore profumato
Amore_Amore_Amare_Amare
Vivere _ Sempre
Dedicata
a
Giacomo Puccini & Luciano Pavarotti
Opera di AUGUSTO MANDELLI.
Titolo composizione monocromo bianco cartoncino vegetale rivestito in tela dilino 50x30 anno 2025
" TUTTI A MONTMARTRE, PER FAVORE!
MODIGLIANI E PICASSO
di Maria Altomare Sardella
"TUTTI A MONTMARTRE, PER FAVORE! – MODIGLIANI E PICASSO"
Dalla commedia di MARIA ALTOMARE SARDELLA
Adattamento della I scena a cura della stessa autrice
(Place du Tertre, a Parigi alle 11 di mattina di metà marzo 2025. Sia che la scena si svolga all'interno o all'esterno della Sala Mariani, occorrerà posizionare un cartello su cui è scritto il nome della piazza. Si possono far sentire i suoni di una città: brusio, tram, macchine. Alcuni artisti hanno già esposto i loro cavalletti con i quadri nella piazza. Qualcuno arriva, posiziona il cavalletto, espone il suo quadro e va via, qualcuno si siede a terra accanto al cavalletto o su una seggiola pieghevole di legno, che ha portato con sé, e aspetta un eventuale acquirente. Mentre aspetta, legge o disegna. C'è molto via vai di gente. Qualche artista dipinge sotto gli occhi dei passanti incuriositi. Un giornalaio offre il quotidiano parlando in francese, qualche passante lo compra. Sopraggiunge una signora. È Ivana, un'artista di mezza età. Ha con sé una cartella piena di fotocopie che distribuisce ai passanti, che non le accettano. Il pubblico potrà vedere che le fotocopie contengono immagini di quadri. Dopo qualche secondo, Ivana comincia il suo monologo).
- Ed eccomi qui a Place du Tertre, la piazza degli artisti a Parigi, finalmente! È una bella mattina di marzo. Una mattina luminosa, né calda né fredda, giusta per la mia avventura, la mia avventura dell'anima! Cosa ci faccio qui? Sono venuta ad esporre, finalmente! Uno mio quadro in questa piazza magica, in questa piazza che contiene i pensieri di Picasso, Modigliani, Van Gogh! I pensieri di tanti artisti, famosi o dimenticati o morti di stenti, bruciati da quella passione che è l'essere un artista. Spero che i loro pensieri mi trovino, che i loro cuori mi parlino, che il coraggio di Modigliani, la sua resilienza, il suo avere fede nell'arte mi parli! Modigliani che aveva fame, che non ha mai ceduto allo sperdimento di non essere riconosciuto come il genio che sapeva mostrare la verità dell'anima attraverso l'imperfezione dei corpi! Qui io cerco me stessa! Cerco Ivana, quella ragazza che ero a vent'anni, quando credevo che il mondo avrebbe guardato sé stesso attraverso i miei colori su una tela! E che importava se non avevo i mezzi per riuscire? Che importava se dovevo lavorare per comprare colori e tavolozza? Ero immersa nella magia del mio entusiasmo. Ora, dopo trent'anni che dipingo! E dipingo! E dipingo! Nessuno si è accorto di me! E sono qui a chiedere allo spirito dei grandi artisti, le ragioni per continuare o per fermarmi! A chiedere a voi! Ha avuto senso il mio impegno? Ha senso che io continui a dipingere per un mondo che sembra cieco? Sordo al mio grido d'artista che indica le verità nascoste? Se avessi avuto denaro… Forse … Denaro! Parola onnipresente! Parola volgare! Se avessi avuto denaro, il mio destino sarebbe stato diverso? L'altro giorno a Milano ho incontrato una mia vecchia amica, la mia migliore amica di quando entrambe avevamo vent'anni. Ora lei è un'avvocata di successo. Io? Io, lasciamo perdere! La mia amica Sara mi ha chiesto a bruciapelo se sono rimasta artista. Sara, vi posso assicurare, non è cattiva. Ma la sua domanda mi è arrivata come una pugnalata al cuore. Della serie l'ironia che ti viene buttata addosso quando parlano di te come di un artista sfigato. Mi sono sentita le zanne di un animale affamato penetrarmi la carne e strapparla a morsi. Pensate. Di tutto il mio fare arte, partecipare a concorsi, a mostre collettive, organizzare personali, non deve essere trapelato nulla oltre la stretta cerchia di parenti e amici, se Sara mi ha chiesto se ancora dipingo.
- Certo, ho risposto a Sara, sono nata artista e resterò artista per sempre! Ma con famiglia, lavoro e cani. Lei ha sorriso.
- La cosa ti diverte, le ho chiesto?
- E lei: è normale per un artista rincorrere la normalità? I pannolini, la spesa, un lavoro da contabile magari.
- Un artista, secondo te, deve vivere per forza fuori dalle righe? Ho detto io.
- No? Ha chiesto, provocatoria, lei.
- Direi che sarebbe un modo superato di essere un artista oggi. Ho detto io.
- Questa è una tua opinione o è un'idea condivisa nel tuo ambiente? Mi ha incalzato lei.
- Non ho mai creduto che un'opera d'arte significativa debba essere necessariamente frutto di un artista a tempo pieno. Mi annoierei, sai, non riuscirei più a dipingere se sapessi di dover solo dipingere nella vita. Ho cominciato a inacidirmi io.
- Per ottenere risultati apprezzabili, non puoi servire troppi padroni, ha girato il coltello nella piaga lei. E a me, non so se mi desse più fastidio il senso delle sue parole o il fatto che me le gettava in faccia come una che prima ancora di parlare sa di aver stravinto.
- Quindi, secondo te, io non sono una vera artista. Il mio è giusto un hobby! Un modo per far parte di un circolo di amici! Mi sono arrabbiata io.
- Se no perché, nonostante il tuo talento, sei ancora una sconosciuta? E qui ho deglutito, ero con le spalle al muro, lo ammetto, non sapevo che rispondere.
- E ho ripiegato: devi proprio rompermi le scatole la prima volta che ci vediamo dopo trent'anni? Sara è diventata seria, improvvisamente, come una che ti dice la verità gettando la maschera e te la dice non perché è una stronza senza costrutto, ma perché è un'amica che da te si aspettava ben altro che la mediocrità.
- Hai scelto che l'arte fosse solo un segmento della tua vita, Ivana. Puoi dire che riesci a fare l'artista nei ritagli di tempo in maniera soddisfacente?
- Mi stai rimproverando? Ho quasi urlato. A questo punto ero proprio arrabbiata. Ma Sara continuava. Esprimeva quei miei pensieri che non avevo mai osato formulare a chiare lettere, me li buttava in faccia senza diplomazia.
- Hai rinunciato alla parte più autentica di te. Per poter avere tutto? Mi ha chiesto.
- Per paura di perdere tutto! Ho gridato. Lo ammetto, sei contenta? Ho fatto mia quella che una volta era una tua idea! Tu eri convinta che senza soldi non si può fare nulla. Ricordi che non ti eri iscritta all'università per non pesare sui tuoi che non potevano mantenerti? A proposito, com'è che sei diventata un avvocato di successo?
- E lei: ho cominciato facendo l'assistente di un avvocato affermato per diciotto ore al giorno. Ho lavorato duro.
- Bene! Ho risposto. Faccio lo stesso anch'io! La sera smetto i panni dell'impiegata, della mamma e indosso il camice del pittore! Sara ha ripreso a sorridere, mettendo a dura prova i miei nervi.
- Cioè, ha ribattuto, riesci a creare a comando, quando sei libera o stanca. Avevo davanti a me la mia coscienza che mi si rivoltava contro. Il tarlo dei miei dubbi parlava con la sua voce.
- Se hai talento, preparazione ed equilibrio mentale, puoi. La creatività può essere gestita come qualsiasi altra energia, le ho risposto a labbra serrate.
- E perché pittori come Modigliani e Picasso, che tu tanto ammiri, non hanno mai lavorato? Mi ha chiesto lei. Il richiamo ai miei amici del cuore mi ha calmato.
- Perché hanno amato essere artisti più della propria vita, le ho risposto. E senza certezze. Nessun giovane artista sa se riuscirà o se fallirà. Io non ho amato la mia arte al punto da sacrificarle la vita. Mi piace avere lo stomaco pieno, stare al calduccio d'inverno, sentirmi chiamare mamma e portare a spasso il cane! Ci sono stati lunghi periodi in cui non ho dipinto. Ma non ho mai abbandonato definitivamente. Avrei anche voluto, se la devo dire tutta. A volte non vorrei averlo questo tarlo dell'arte nel cervello! A che pro dannarti l'anima per rendere visibile un concetto, un sentimento, una situazione, se poi resti nessuno? A questo punto, Sara si è intenerita.
- Perché non puoi non essere ciò che sei, ha risposto. Tu, artista, hai il dono di vedere ciò che a molti non è concesso di vedere e glielo puoi mostrare! Tu con la tua arte puoi condurre la società verso traguardi nuovi. Per qualche secondo ho pensato che si fosse preparata a tavolino per quella inaspettata, insolita conversazione.
- Stavamo conducendo una conversazione che io avrei voluto fare con me stessa da molto tempo. Arriva il momento in cui devi fare il punto della situazione, chiederti che cosa volevi, cosa hai realizzato, da dove sei partito, dove sei arrivato. Perciò ho raccolto le forze e sforzandomi di conferire leggerezza a parole che rivelavano il timore più grande della mia vita, che rivelavano il dubbio più profondo e nascosto dentro di me, ho detto: l'arte geniale, sì, può farlo. E come faccio a sapere che sono un genio e non un'imbrattatele, se la società non mi riconosce?
- Lo sai per consapevolezza interiore, mi ha risposto Sara, e ti devi impegnare comunque perché, se non ti impegni, tradisci te stessa e il mondo, ha continuato con dolcezza.
- Quella tenerezza, di cui peraltro avevo bisogno, mi ha irritato più di una parolaccia. Sei una cacacazzo! Le ho urlato addosso.
- Ti sto dicendo quello che pensi anche tu? E che non vuoi ammettere? Per niente scomposta, ha ribattuto lei.
- Sparisci, Sara! Mi hai rovinato la giornata! Tornatene dove sei stata in tutti questi anni! Un'amica vera ti deve stare accanto ogni giorno, aiutarti a fare le scelte giuste! Non serve a niente un'amica se ricompare dopo trent'anni! Giusto per criticarti. Arte! Arte! Arte! L'arte è un lusso che non puoi permetterti se non hai soldi! Guarda lì! Guarda! (In lontananza sta accadendo quanto Ivana descrive). Passano, guardano e vanno oltre! O non guardano affatto! La gente comune non compra un quadro! Perché l'arte non è necessaria per il benessere come la tecnologia! Per promuoverla, per arrivare a chi può spendere per comprare un quadro, occorrono potere e soldi!
- Stai urlando, mi ha rimproverato Sara.
- Colpa tua che mi fai girare le scatole! Le ho risposto, ormai fuori controllo.
- Senti, andiamo a sederci in un bar, mi ha proposto lei.
- Non ci vengo con te in un bar, ho urlato, non voglio avere niente a che fare con te! Pensi di ecclissarti per trent'anni e riprendere come se niente fosse, incontrandomi per caso?
- Di nuovo le ho visto quel sorrisino saputo sulla faccia. Consentimi un po' di cinismo, ha detto. Viviamo in tempi in cui se qualcuno comincia a dire bello! Tutti diranno bello, bellissimo, sublime! Perciò a volte ciò che occorre è una piccola spinta iniziale. E poi, quale che sia il tuo valore, avrai successo.
- Conosci qualcuno che lo fa in cambio di niente? Le ho risposto, acida più che mai. Bisogna vendere l'anima al diavolo per avere successo! L'arte non è facilmente vendibile.
- Non che me ne intenda quanto te, ma questo vale più per la poesia che per un quadro, ha rimbeccato lei.
- Uff! Sei una testa di minchia! L'ho insultata io. Un passante che per caso aveva sentito, si è girato con l'aria di uno che pensa: dove siamo arrivati! Le donne adesso sono volgari tale e quale agli uomini! Inutile dire che gli ho lanciato un'occhiataccia che, nelle mie intenzioni, avrebbe dovuto incenerirlo.
- Sara ha continuato: posso darti una mano, Ivana. Trent'anni fa, tu mi convincesti ad iscrivermi all'università. Adesso tocca a me fare qualcosa per te. Posso?
- Sara mi ha colto di sorpresa, ma non ho perso nemmeno un secondo per risponderle. Ah! Ecco perché sei qui! Ho esclamato. Sei venuta in missione! No, grazie! Arriverò a modo mio o non arriverò affatto! Hai deciso di restare fuori dalla mia vita tanto tempo fa. Ora (fa un gesto che vuol dire: vai al diavolo), vai per la tua strada! Non mi servono aiuti, tantomeno il tuo!
- Che donna tutta d'un pezzo! Mi ha deriso lei. Mi fanno impressione le donne tutto d'un pezzo! Siete anche più ridicole degli uomini tutti d'un pezzo.
- Spiritosa! Ho detto io. Devo ridere?
- A questo punto Sara si è proprio messa a ridere. Un sorrisino non ti farebbe male, ha detto. Capita che artisti di valore non vengano riconosciuti subito. È capitato a Modigliani, a Van Gogh, a tanti altri. Loro non si sono arresi. A me i tuoi quadri piacciono, sono belli, mi danno da pensare.
- Mi sono calmata di colpo. Sono troppo vecchia, ho detto. Non ci credo più. È tardi. Quel che è fatto è fatto! La vita se n'è andata. Ed è andata così.
- E Sara: vecchio, giovane, prima, dopo. Sono luoghi comuni. Non esistono regole.
- L'atmosfera è diventata meno tesa. Le ho sorriso. Avvocata! Psicanalista! Teorico dell'arte! Cos'altro sei? Le ho chiesto.
- È tempo di dare una svolta alla tua vita, Ivana! Ha detto.
- Ecco, sei divertente! Le ho risposto io.
- Sara è scoppiata in una risata, una di quelle sue risate contagiose di quando eravamo ragazze e ogni miracolo sembrava possibile. Meglio divertente che cacacazzo! Vieni, andiamo al bar a parlare di questa tua carriera d'artista che non decolla. E mi ha preso sottobraccio.
- Ed eccomi qui a Place du Tertre, dove fra qualche minuto incontrerò una conoscenza di Sara, la direttrice di una famosa galleria d'arte qui a Parigi. Incrociate le dita per me, s'il vous plait! (L'attrice si inchina al pubblico. La scena iniziale viene ripetuta a ritroso).
TRA LE MANI DI UNA FATA. Il Femminile nell'Arte

TRA LE MANI DI UNA FATA. Il femminile nell'Arte
Opera di ERSILIA SARRECCHIA Titolo NATURAlE - grafite olio acrilico e resina su tavola 50x50x4
BREVIARIO. Quasi doloroso, di un addio.
E cosa posso ricordare ora? Che cosa rimane? Le parole, le carezze, i baci, possono restare?
Il dolore di un addio è inversamente proporzionale al peso specifico di una bolla di sapone.
Quella che esce dal foro più piccolo
Ogni briciola rimasta impigliata fra i capelli della felicità, il filo tirato della giacca del ricordo, il brivido sulla pelle. Potrò mai metterlo in bustine da versare nel caffè?
Io non ho mai creduto che tu mi amassi davvero e ho strappato ogni giorno pezzettini di cuore, da nascondere in un cassetto, da tenere per paura di non averne più.
Ho esercitato l'arte della parsimonia, dell'attesa, della moderazione,
fino a quando l'hai creduto anche tu.
Il coltello affilato della gentilezza, l'inattaccabilità della cortesia, il contegno dignitoso, ecco i miei nemici. Depositari di tutta la potenza inesplosa di un amore che non è riuscito a vincerli.
Sei stato parole da scrivere, versi da inventare, fiamma che cuoceva il cibo dello spirito, acqua per innaffiare gambi assetati del mio giardino. Sei stato e ora resterai.
Quando ti penserò, domani, forse non ricorderò il tuo nome. Eravamo così tanti personaggi nelle storie che ci raccontavamo, inventate e tutte sbagliate, che abbiamo preferito credere a loro.
Così ci siamo persi nel bosco: dietro a bricioline di pane tu, sbranata dal lupo, io.
E' stato bello vivere una favola.
Se spengo la luce e mi siedo sul divano posso fare finta che ci sia anche tu. Sono in dubbio sulla parte dei dialoghi perciò mi immagino che mi abbracci senza parlare.
Eri così serio quando giocavi con me che certe volte pensavo scherzassi. Ma poi, alla fine, ci cascavo sempre, fino a piangere dal ridere.
Se le uniche cose che ti ricordi di me sono:
le lacrime di commozione,
i pochi baci che ti davo,
il mio profumo,
la pelle liscia,
i piedi piccoli,
il collo snodato,
le mie poesie,
allora forse ci siamo visti troppo poco.
Non possiamo chiedere un'integrazione all'ufficio del passato prossimo o al tribunale degli innamorati?
La delusione non aiuta. Mai. Mica credere che poi si migliora o si scappa.
Si resta lì a dire: ma non poteva squillare il telefono che magari si evitava?
Mi piaceva guardarti fare i giochetti di prestigio con le carte. Ti eri allenato così tanto da pensare che solo un coniglio avrebbe potuto salvarmi
La saliva non incolla, le lacrime mischiate ai frammenti della tua pelle non suturano, i polpastrelli delle tua mani non uniscono i pezzi delle nostre vite. Qualcuno ha mentito, quelli che dicevano che il ricordo compone le esistenze, che l'esperienza costruisce e fortifica.
Allora perché non riesco nemmeno a camminare?
Il tempo che impiegavamo a parlare, tutte parole che faccio fatica a ricordare, ora lo investo in esercizi e passeggiate. Sai che gambe e che giro vita?
Ho scoperto che piangere tanto e ripetutamente assomiglia a un allenamento che fa bene agli occhi e alla pelle, così mi illudo di essere sportiva e la prendo sul ridere
Quando smetteremo di vederci, posso chiamarti per chiederti un elenco, in ordine alfabetico, di tutti i nomi che mi davi? Voglio farci un quadretto da appendere in cucina con tutti gli ingredienti per la torta della felicità. Mi impastavi bene, tu.
Per qualunque cosa che non hai capito di me e che hai confuso con incompatibilità: guarda che scherzavo!
Fed' ora.

A UN PASSO DA TE
Tutto ciò che rimane di noi
non è l'inverno
con i suoi spazi vuoti
ma se i tuoi occhi
e la mia malinconia
avranno sete
di una sola frescura,
sarò a un passo da te.
Non più giullari eterni
mendicanti d'amore.
Sarò a un passo da te
dal tuo silenzio
dalla tua indifferenza
che come sferza d'acciaio
mi ferisce
fino a lacerare le carni.
Sarò a un passo da te
quando sarò ubriaca
di tristezza
e avrò il coraggio
di un altro addio.
Alati Domenica

STORIE DI DONNE_2
Sentire il peso d'una scelta altrove,
diviso il cuore e il mondo in due, per sempre.
Lasciare tutto e andare avanti come
se nulla fosse.
Sembrare folle agli occhi della gente,
tentare di salvarne almeno uno.
È un peso troppo grande, oh donna e madre,
guardare al tuo passato, e disperare.
La notte domandarsi "stanno bene?",
e il giorno procacciarsi da mangiare.
Quell'uomo che tu amavi, e che sta male,
avvolta nella nebbia la sua mente,
non può ferirti ancora.
Riprendi in mano la tua vita, adesso,
in nome d'una più piccina e sola,
oltre il silenzio d'una strada vuota,
scrivi una nuova storia.
Monica Orsi

La Donna nell'arte
Ricordi
quel lontano viaggio
giallo di sole e solo un po' di grigio sfumato verso il cuore...
Incominciò da lì
una complessa via che percorremmo dedite a raggiungere traguardi
con tappe di poesia a proteggere
il nostro camminare controvento
Oggi sento
la volizione che debole guidò
e disperse il comune andare
e domando
ancora un po' di spazio e luce ancora la sorte a una rinascita
protesta della mente creativa
come la chiama un Grande
inquilino dell'anima mia
e ciò m'acquieta.
Myrna Bongini
Opera di ELISA FILOMENA Titolo Cappello 2022 acrilico su cartone 48x33cm

ANEMONE
Anemone,
fiore del vento…
infuria come un demone
la fredda tramontana
e la tristezza prende il sopravvento.
Ma tu, Perseveranza,
fatta di sangue e lacrime cosparsa,
quando il gelido inverno s'allontana
dall'animo e rinasce una speranza,
spoglia rimani e la compianta grazia
lo zefiro accarezza nel rimpianto
d'un breve dolce amore mai estinto.
Monica Orsi
Opera di ELISA CELLA
Titolo 17-C06 . 2017. Olio su acrilico su tela 70x50 cm
INTERMEZZO DI POESIA
Perfetta
è la ricerca dell'imperfezione la tua anima sopra la mia, la tua impotenza quando manchi di un bacio, mentre cerchi di rapire al peso del mio pianto il dolore.
Perfetta
quando mi lascio incantare dalle vergini albe
alle notti corrotte, mentre tu con forza sollevi a mani nude polveri rubate
ai colori del mare,
che sfiorando la sabbia scrivono d'amore, sono rosse come gerani che sputano vento
sfuggenti incalzano
le tue rughe profonde bruciando come stoppia l'oblio dei ricordi
E' solo la genesi
dei fiori incolti
che hai incontrato nella vita perfetta
che nulla hai lasciato al caso se non a ritrovarti solo nella tua perfezione.
E io
ti amo.
Domenica Alati
Part. opera "Meditazione" Tiziana Trezzi

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